dal capitolo 2 (Una promozione inaspettata: da filosofo a santo)


Il lupo e la medusa

È sensato mettere a confronto anarchismo e taoismo? Io direi che può avere un senso, come può avere un senso paragonare un lupo a una medusa. Ne possiamo discutere la differenziazione dei tessuti, osservarne la diversa eleganza, temerne la pericolosità se ci capita di incontrare l’uno o l’altra, ma voler scegliere quale dei due animali ha movimenti più appropriati, o se ce ne sia uno che è meglio adattato all’ambiente sarebbe un futile esercizio. Allo stesso modo nel parlare di anarchismo e taoismo si dovrebbe tener conto almeno in minima parte del fatto che si tratta di elaborazioni culturali nate in luoghi e tempi distanti, sintetizzate da persone che si trovavano in condizioni sociali molto differenti.

Passione obbligatoria della nostra cultura è definire l’oggetto di cui stiamo parlando, e nel caso dell’anarchismo la definizione non è particolarmente complessa. Naturalmente ogni delimitare è anche un letto di Procuste e lascia scontento qualcuno, ma questo è un problema per aristotelici compilatori di glossari e manuali di matematica, non certo nostro. se il termine anarchia sta a indicare – e bisogna riconoscere alla parola un bel potere di sintesi – l’assenza di governo, con valenza di inebriante e sublime auspicio o di raccapricciante incubo a seconda di chi lo pronuncia, l’anarchismo è quell’«insieme di dottrine e movimenti» (così dice la Treccani, sarà dunque verosimile) che vede nello stato un irriducibile nemico tanto della libertà degli individui come di quella dei popoli. L’anarchismo comincia a prendere forma in Europa nel periodo immediatamente precedente il 1848 sull’onda travolgente dello sviluppo tecnologico-industriale e delle lotte dei lavoratori per difendere le proprie condizioni di vita, e arriva a formulazioni chiare e in qualche modo definitive nell’arco di due decenni. Nel 1872, in conseguenza degli aspri scontri tra la componente marxista e quella libertaria all’interno della Associazione internazionale dei lavoratori – meglio nota come Prima Internazionale – il Congresso di saint-Imier delibera dei punti cardine che possono essere riconosciuti come atto conclusivo della fase embrionale dell’anarchismo. Coloro i quali si definiscono anarchici generalmente ritengono che la teoria-prassi risultante da quello stadio iniziale costituisca (con modifiche rilevanti o accessorie) lo strumento più efficace per la transizione da una società gerarchica e oppressiva a una comunità umana formata da gente libera e priva di sfruttati e privilegiati.

In questo senso reputo sensato affermare che in alcuni luoghi degli altopiani di Papua vi sia l’anarchia. Le popolazioni di quei posti non hanno mai visto e non sanno cosa sia un poliziotto, un certificato, un giudice, un notaio, una ricevuta. Vivono senza governo, senza stato. ma non mi pare opportuno chiamarli anarchici, non perché una persona per dirsi anarchica debba aver studiato come mai litigavano Marx e Bakunin, ma perché gli anarchici (cioè quelli che propugnano l’anarchismo) sanno invece benissimo cos’è lo Stato e pensano che sia indispensabile liberarsene al più presto, senza costituire forme di governo rivoluzionario che ipotizzate transitorie divengano, una volta realizzate, inamovibili.

Per il Taoismo la cosa non è mica così semplice. O magari è molto più semplice.

Il Laozi, il più celebre tra i testi della tradizione taoista – e assieme allo Zhuangzi anche uno dei due più importanti – esordisce placidamente in tal guisa:

Il Tao che può essere definito non è il Tao immutabile,


il nome che può essere nominato non è il nome immutabile.